Essere casa,
una casa pasciuta e colorata,
una casa vintage e retrò.
Essere casa ristrutturata,
in equilibrio sulle macerie,
nonostante terremoti, saccheggi e usura.
Essere casa vissuta,
con fondamenta risanate
e muri di crepe stuccati e dipinti.
Essere casa albero,
radicata a terra che pure svetta verso il cielo
come fa un vecchio cipresso da viale.
Essere casa famiglia,
tetto di tanti figli profughi,
di tanto smarrimento accolto senza aspettative.
Essere casa madre,
foriera di speranze e nutrimento
anche verso chi ha scosso con disprezzo polvere dai sandali.
Essere casa sorriso
quello con cui le porte si aprono ancora
e che fa ardere il fuoco nel camino acceso.
Essere casa di fantasmi,
i miei, che adesso sembrano più quieti,
ma che ardiscono ancora di tormentare.
Essere casa riposo,
per chi sente le ossa dolere di tristezza,
e per chi ha bisogno di sognare nuovi sogni.
Essere casa di anime che vagano,
che parlano, che gridano,
che chiedono pietà e donano saggezza.
Essere casa di fiaba,
che vive di fantasia, vende creatività
e non teme gli oscuri presagi.
Essere casa nel bosco,
piena di rovi e di paure,
trapassata da sibili e pericolosi misteri.
Essere casa sulla scogliera,
che conosce il canto delle sirene
e gli abissi burrascosi delle coscienze.
Essere casa mia,
essere il mio essere casa,
che pur sapendo di poter crollare anche domani
ambisce di diventare stabile ed eterno amore.
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